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“Con la sciarpa della mia Pro ad Anfield… che sogno”

La bellissima esperienza di un tifoso della Pro.

VERCELLI(a.b.) La sciarpa della Pro Vercelli alzata ad Anfield, tempio del Liverpool. Alzi la mano chi. tra i tifosi delle bianche casacche, non ha sognato un momento così? Ci è riuscito Sebastiano Regis, 19enne appassionato della Pro, di Borgo d’Ale. Una vacanza “alternativa”, da innamorato (fortunato lui…) del calcio, della maglia bianca e della storia dei Reds. Regis ha alzato al cielo la sciarpa della Pro in occasione del match amichevole tra Liverpool e Torino, disputatosi lo scorso 7 agosto. E’ lui stesso a raccontare questa straordinaria esperienza: «Devo dire la verità, l’idea di Liverpool come meta per le nostre vacanze “calcistiche” è venuta a Lorenzo, grande tifoso dei Granata. Io che invece tifo unicamente Pro, ma sono un grande appassionato del pallone, mi sono fatto trascinare in quest’esperienza, dal fascino che in calcio inglese si porta appresso».

“Quei bambini tutti vestiti di rosso”.

Raccontaci le tue emozioni nel varcare i cancelli di Anfield, un vero e proprio tempio del calcio: «Io e Lorenzo, partiti il giorno prima dall’Italia, abbiamo attraversato i cancelli di quello che non è un semplice stadio, per chi, come si dice da queste parti, ha come unica religione, il Liverpool: Anfield è la loro chiesa, il loro tempio sacro. Camminando in quei pochi metri di strada che ci dividevano dai tornelli, abbiamo incrociato un bambino, mano nella mano con suo papà. Lui tutto in tinta rossa dalla testa ai piedi, felice di vedere giocare i suoi beniamini, quelli che lo scorso anno sfiorarono l’impresa della Champions League, e che sarebbero scesi in campo contro il Torino».  

“La sciarpa della Pro ad Anfield…”.

Una volta entrato, Sebastiano si è guardato intorno, estasiato dallo spettacolo che lo circondava (per una amichevole…), per poi far fuoriuscire dal cuore la sua di squadra del cure, la vecchia Pro: «Sono entrato nello stadio, ho srotolato la mia sciarpa della Pro e l’ho alzata al cielo. Mi sono guardato intorno: ero la pecora nera in mezzo al gregge, il pesce che va controcorrente. I colori dominanti intorno a me erano il granata e il rosso, ma io tenevo alta la mia sciarpa bianca: ognuno aveva sulla sua il nome della sua città, chi Liverpool, chi Torino, io invece tenevo alto il nome della mia, con tanto orgoglio». Come d’incanto è poi arrivato “il momento”, quello che qualunque appassionato di calcio vorrebbe poter vivere, un giorno, direttamente. Quel coro, mitico e inarrivabile: «Si è alzato un coro, un coro unico, “You’ll Never Walk Alone”, simbolo della squadra di casa, cantato da 50.000 persone. Ed è in quel momento che sulla pelle mi si sono tatuati i brividi che, come una ferita che si riapre, ritornano ogni volta che sento quelle strofe; in quell’istante mentre tutti erano fermi, impietriti a guardare lo spettacolo che regalava la Kop (la curva del Liverpool – ndr), ho staccato gli occhi per posarli sui volti di chi mi circondava. Erano lucidi, ma si specchiavano in quelli di chi, innamorato come me di questo sport, come un bambino già stava piangendo lacrime di commozione, di gioia, di emozione e di amore nei confronti della propria squadra».  

“Una città che vive per la sua squadra”.

Non importa nemmeno come sia terminata la partita (per la cronaca il Liverpool ha sconfitto, 3-1, il Toro – ndr). Non importa nulla. Sebastiano è completamente rapito, immerso in una favola che è durata 90 minuti: «In questi casi i risultati passano in secondo piano; quello che mi ha affascinato è stato vedere una città che vive per il calcio ogni singolo giorno della settimana, bambini vestiti a punto con le maglie dei campioni ad ogni ora del giorno; il fatto di dimostrare a testa alta di essere tifosi, innamorati di una città, di una squadra e di un calcio, che a differenza nostra, non si decide nei tribunali, ma sul campo verde».

“Non camminerai mai solo…”. 

Ecco, appunto: “che non si decide nei tribunali ma sul campo verde”. Una lezione che il calcio italiano non ha ancora imparato e difficilmente imparerà. A Sebastiano, e a noi che abbiamo vissuto a distanza la sua esperienza, resterà per sempre, marchiato a fuoco, quel coro. «Quando camminerai in mezzo alla tempesta, alza la testa al cielo e non preoccuparti del buio, non sarai mai solo». Da Liverpool a Vercelli, dai Reds alla Pro… 

16/08/2018 – 18,27

Andrea Borasio

Nato nel 1967 a Vercelli, ha collaborato con il bisettimanale "La Sesia", con il mensile "La Grinta", con il quotidiano "La Provincia" e, prima di essere Responsabile Editoriale di "Vercelli Notizie", con il settimanale "Notizia Oggi Vercelli" in qualità di redattore. E' stato anche addetto stampa di diverse società sportive vercellesi. Autore del libro "Le risaie in discesa - I vercellesi sugli sci".

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