Attualità

23 maggio 1998: Papa Wojtyla a Vercelli

Una giornata storica.

VERCELLI – Era il 23 maggio 1998, vent’anni oggi, quando Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, fece visita alla città di Vercelli e ai suoi fedeli. Una giornata storica, che ha segnato in maniera indelebile la storia del nostro territorio. Sono trascorsi 20 anni da quel giorno ma il ricordo di chi c’era è ancora vivo, impresso nelle menti e nei cuori. Papa Wojtyla partì, quel 23 maggio ’98, alle 10,50 dall’aeroporto romano di Ciampino, a bordo di un elicottero, atterrando al campo di volo “Del Prete” con circa un’ora di ritardo rispetto al programma. La mattinata incontrò  le autorità e il presidente della Comunità israelita. Poi l’incontro con i suoi adorati giovani. Nel pomeriggio, celebrò la messa beatificando il cappellano degli alpini, don Secondo Pollo. In serata, la cena in Arcivescovado, dove il Papa trascorse anche la notte. La mattina successiva, 24 maggio 1998, la partenza, sempre in elicottero, per il trasferimento a Torino.

La messa seguita da 20.000 persone.

Ben 20.000 fedeli vercellesi seguirono la Santa Messa celebrata da Papa Giovanni II, celebrata da 26 vescovi e 193 sacerdoti. L’ultima volta che un Papa fece visita a Vercelli fu nel 1418, con Martino V. Nel percorso dal “Del Prete” sino a piazza Duomo, Wojtyla percorse sulla “papa mobile” molte vie della città, transitando anche davanti all’ospedale S. Andrea dove salutò una delegazione di malati. Quando, invece, arrivò sul sagrato della basilica di Sant’Andrea, trovò, ad attenderlo, circa un migliaio di rappresentanti della città: dal Sindaco Gabriele Bagnasco, sino agli esponenti del mondo politico (il presidente della Provincia Gilberto Valeri, quello della Regione Piemonte Enzo Ghigo, il prefetto Porretti), scolastico, di volontariato. Ovviamente in prima fila l’arcivescovo Enrico Masseroni, il suo predecessore Tarcisio Bertone, monsignor Gianni Ambrosio e Versaldi. Tra gli altri era presente anche il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick.  

23 maggio 1998: la Santa Messa a Vercelli, di fronte a 20.000 fedeli

“Grazie Vercelli per ricordami come mi chiamo…”.

Nel corso della Santa Messa, celebrata sul sagrato del Duomo, vi fu anche un simpatico intermezzo, classico di Papa Giovanni Paolo II. Accadde che dopo i numerosi cori di acclamazione lanciati dai tantissimi giovani presenti, che scandivano il suo nome, Wojtyla intervenne, dicendo: «Valeva la pena di venire a Vercelli per ricordare il mio nome…».

Gli studenti che lo attendevano. 

Ad attendere Wojtyla al “Del Prete” erano presenti circa 350 studenti del Liceo Classico di Vercelli che furono anche protagonisti (involontari) di un fuori programma. Furono infatti tratti in inganno dall’arrivo di un elicottero dal quale scese una figura tutta vestita di bianco. Per loro quello era il Papa. Invece si trattava di una suora che, come molte altre, viaggiava al seguito di Wojtyla. I ragazzi iniziarono ad applaudire e a sventolare bandiere e cartelli preparati per l’occasione, per poi accorgersi che non si trattava del Papa.

L’omelia del 23 maggio 1998. 

«Carissimi Vercellesi, la vostra città sembra far coesistere nella sua lunga storia due anime, due sensibilità, quasi due culture: la cultura urbana e quella rurale. Come dimenticare, ad esempio, che qui prese vita nel 1228 la prima Università del Piemonte, quello “Studium” che vantava prestigiosi docenti nelle discipline giuridiche e mediche? In tempi recenti, poi, questa Provincia è stata riconosciuta come una delle capitali della produzione del riso. E che aggiungere a proposito delle ricche risorse culturali, che hanno illustrato il passato e continuano a caratterizzare il presente della vostra città? La data anniversaria dei 1650 anni di Ordinazione episcopale di Sant’Eusebio, con la celebrazione dell’anno eusebiano, è stata un’opportuna occasione per rinverdire la memoria delle glorie di un tempo e per impegnare i Vercellesi a mantenere vivi nella coscienza dei giovani i valori che hanno fatto grande la Città nel corso dei secoli. E’ un patrimonio inestimabile da trasmettere fedelmente alle nuove generazioni. A questo fine è certamente proficua la collaborazione tra la comunità civile e quella ecclesiale, ciascuna nel rispetto delle competenze dell’altra, ed entrambe concordi nel venire incontro alle attese di coloro che saranno i cittadini adulti del nuovo millenio. I giovani hanno bisogno di un forte impegno per risolvere problemi di immediata concretezza quali la scuola e il lavoro. Al contempo, essi hanno il diritto di vivere in una città che renda tangibile il senso della concordia, della solidarietà e dell’accoglienza. Solo così Vercelli conserverà l’immagine di città pacifica ed aperta alle positive novità offerte dal progresso. Carissimi Fratelli e Sorelle che vivete in questa città. La vostra storia è straordinariamente ricca di cultura e di fede. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato, impegnarvi per trasmettere a coloro che verranno, la fiaccola di una così luminosa tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale, percorso spesso dal vento gelido dell’indifferenza e dell’egoismo, il lievito evangelico delle beatitudini. Occorre un’azione coraggiosa per formare le coscienze ma l’esperienza insegna che nulla meglio della fede riesce a mantenere vivo negli animi il senso dei valori morali. Il cristiano convinto sa coniugare in modo responsabile competenza e trasparenza nell’adempimento dei propri doveri». 

a.b.    (23/05/18 – 14,26)

Andrea Borasio

Nato nel 1967 a Vercelli, ha collaborato con il bisettimanale "La Sesia", con il mensile "La Grinta", con il quotidiano "La Provincia" e, prima di essere Responsabile Editoriale di "Vercelli Notizie", con il settimanale "Notizia Oggi Vercelli" in qualità di redattore. E' stato anche addetto stampa di diverse società sportive vercellesi. Autore del libro "Le risaie in discesa - I vercellesi sugli sci".

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