Cronaca Personaggi e storie

Collezione crocifissi: un vercellese è da record

Più di 1.500 pezzi.

VERCELLI – Non sappiamo se ne esistono di così notevoli ma certamente la collezione di Teonesto “Tino” Franchino, volto noto del mercato immobiliare vercellese, è tra le maggiori al mondo. Cosa raccoglie Franchino da anni? Crocifissi. Finora li ha tenuti “nascosti” al grande pubblico, ma pare giunto il momento di regalare ai vercellesi una visione davvero straordinaria. Abbiamo visitato la sua collezione nei giorni scorsi, su suo invito, e ci siamo trovati immersi in un ambiente del tutto sconosciuto, o quasi. Una stanza immensa, alle cui pareti sono posizionati, con ordine maniacale, più di 1.500 pezzi. Di tutti i tipi, provenienti da ogni parte del mondo, costruiti con diversi materiali. Insomma, un vero e proprio tesoro con una immediata precisazione da parte di Franchino: «Non hanno un valore economico notevole, o almeno non credo perché non me se sono mai occupato, ma è altissimo quello morale, umano. In questa stanza c’è una parte, importante, della mia vita, che non baratterei con null’altro». Dice di avere due luoghi nei quali riesce a etsraniarsi da tutto e tutti: «La sala prove musicale e questa stanza. Ecco, quando voglio dimenticare qualcosa oppure cercare di capirne altre, mi rifugio tra i miei crocifissi e mi ritrovo».

Tino Franchino accanto alla sua collezione di crocifissi

Il primo fu un regalo di Don Eusebio Regge.

Una storia, quella della collezione, iniziata nel 1993, 25 anni fa. Quasi per caso, come racconta Tino: «Il primo crocifisso mi fu regalato, senza una particolare motivazione, da Don Eusebio Regge, il parroco del Concordia. Mi disse, ricordo benissimo, che era la migliore polizza assicurativa esistente… Da quel momento, non so per quale motivo, mi sono appassionato e ho iniziato la raccolta». I pezzi che Franchino acquista (l’esborso ammonta da un minimo di 20/25 euro sino a un massimo di quache centinaia di euro) arrivano da posti più disparati del mondo. «E’ vero – afferma – ce ne sono, ovviamente, moltissimi acquistati in Italia ma altri provengono da paesi dell’Europa, dall’Asia, dalle Americhe. Dove li compro? Da piccoli antiquari, rigattieri. In alcuni casi, grazie al mio lavoro, mi vengono regalati da persone che magari con la scusa di cambiare casa se ne vogliono sbarazzare. Altri mi sono stati regalati da alcuni religiosi e da amici che conoscono questa mia passione».

Quello costruito dai carcerati.

Ci sono, all’interno di questa collezione, storie che vale la pena di raccontare. Come, ad esempio, quella di un crocifisso composto interamente da fiammiferi usati: «Alcuni anni fa partecipai, con la mia attività, a un progetto della casa circondariale di Vercelli e mi furono affidati dei detenuti a fine pena. Fu una esperienza straordinaria, per me ma soprattutto per loro, tanto che quando terminarono il periodo di lavori socialmente utili con il mio staff , mi fecero recapitare un crocifisso che avevano costruito con i fiammiferi che usavano per accendersi le sigarette in carcere. E’ uno dei pezzi a cui sono più affezionato». Altra storia, anche se sarebbe meglio considerarla una curiosità, è quella legata alla posizione del volto del Cristo. Racconta, e ci fa vedere, Franchino: «Noi siamo abituati a vedere il volto di Gesù girato a sinistra. Invece ne esistono molti con la direzione a destra. Il motivo è molto semplice: nel fare le copie, gli artisti, dopo aver fatto innumerevoli prove, avevano trovato la soluzione più veloce e semplice. Ovvero mettere accanto al crocifisso da copiare un foglio di carta e riportare il disegno originale. Il problema è che il volto, per forza di cose, risultava a destra. Non ve ne sono moltissimi al mondo. Io ne avrò un centinaio». I pezzi che ammiriamo nello studio non sono solo simboli del Cristianesimo, come racconta il proprietario. Ci sono, infatti, crocifissi di religione Ortodossa, Protestante, Ortodossa Copto. Insomma, non manca nulla, o quasi, in questa collezione. «Ci sono anche due pezzi – dice Franchino – che risalgono, secondo le ricerche che ho fatto fare, rispettivamente al ‘400 e al ‘700». Una raccolta che non è mai stata ostentata. Perché, domandiamo al proprietario: «Innanzitutto perché non è mai stata una mia priorità. In secondo luogo perché vorrei far passare il messaggio che credo sia importante: questi crocifissi devono essere visti come l’espressione umana del sacrificio estremo per ottemperare a un ideale. Bisognerebbe cercare di capire questo, sono valori che si stanno dimenticando. Dare la vita per un ideale è davvero una cosa straordinaria».

“Vorrei farli vedere ai vercellesi”.

Franchino però ora vorrebbe mettere a disposizione della città la sua collezione: «Chi volesse visitarla potrà farlo e io farò da guida molto volentieri. Penso soprattutto alle scolaresche ma anche a chi non è cristiano. Ad esempio ai Musulmani. Alcuni ci sono già stati, invitati da me, e hanno avuto sensazioni positive. Sì, vorrei aprire questa stanza a tutti quelli interessati (per fare ciò basterà contattare la nostra redazione all’indirizzo di posta elettronica vercellinotizie.redazione@gmail.com). Sarebbe una bella soddisfazione poter condividere con la mia città questa passione e questi simboli». Come disse Alberto Bolaffi, noto filatelista torinese: «Nessuno oggetto da collezione è nato a fine collezionistici». Come a dire che occorre far ammirare le proprie raccolte, così che possano diventare un patrimonio culturale di tutti quanti. E’ proprio quello che vorrebbe fare Tino Franchino. I suoi crocifissi, la sua collezione da record mondiale, a disposizione di Vercelli e dei vercellesi. Una occasione da non perdere.

a.b.   (27/07/2018 – 22,23)

Andrea Borasio

Nato nel 1967 a Vercelli, ha collaborato con il bisettimanale "La Sesia", con il mensile "La Grinta", con il quotidiano "La Provincia" e, prima di essere Responsabile Editoriale di "Vercelli Notizie", con il settimanale "Notizia Oggi Vercelli" in qualità di redattore. E' stato anche addetto stampa di diverse società sportive vercellesi. Autore del libro "Le risaie in discesa - I vercellesi sugli sci".

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