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Racioppi: “Io, l’Amatori e il mio futuro gialloverde”

Intervista all’ex Direttore Generale.

VERCELLI – Quando arrivò, poco prima di dicembre, al Pala Pergnolato lo fece in punta di piedi. Esattamente come è nelle sue abitudini. E in punta di piedi, senza mai alzare la voce, ha lavorato nell’ombra sino a sabato 28 aprile, la notte che ha riportato l’Amatori in A1. Lui è Alvise Racioppi, uno dei maggiori artefici di quello che possiamo definire, senza paura di essere contraddetti, un vero e proprio “miracolo” sportivo. Una squadra che in mezzo a mille difficoltà, in mezzo a mille polemiche, ha saputo guardare esclusivamente a un obiettivo, quello della promozione. Alvise Racioppi, in questa stagione tribolata, ci ha messo del suo. E pure tanto. A livello umano, a livello professionale e pure a livello economico. Ha innanzitutto difeso a spada tratta i giocatori, lo staff tecnico. Poi ha cercato di mettere ordine in una società che da troppi anni non lo faceva. Infine ci ha messo la faccia, sempre, con tifosi e opinione pubblica. Cose da uomini. Non ha mai parlato, in questi mesi. Non lo ha mai fatto perché non è personaggio, perché non ama le copertine. Preferisce lavorare, senza apparire ma entrando nei cuori di chi lo ha conosciuto. Lo abbiamo convinto noi a farsi intervistare, non senza difficoltà, e lui ha finalmente accettato, lasciandosi andare. Parlando a ruota libera.

“I ringraziamenti? Solo squadra e città”.

Una stagione difficile, culminata con la promozione in A1. Lei cosa chiude nel cassetto dei ricordi? «Innanzitutto l’abbraccio della squadra, di quelli che mi sono abituato a definire come i mie ragazzi. Mi sono emozionato quando ho visto quanto affetto nutrono nei miei confronti, nonostante la nostra conoscenza sia limitata a pochi mesi. La seconda cosa che mi porto via da questa stagione è il ringraziamento di buona parte della città. Ecco, aver fatto qualcosa per Vercelli mi inorgoglisce e mi ripaga dei sacrifici fatti in questo periodo». Quanti sacrifici? «Molti, moltissimi. Quando sono entrato nell’Amatori con l’intento di dare una mano non pensavo di farmi assorbire come invece è poi accaduto. Ho tolto tempo alla mia famiglia, ai miei figli, a mia moglie e al mio lavoro, per restare vicino alla squadra, per cercare di aiutare la società. Sacrifici che alla fine sono stati ripagati. Almeno sulla pista…». Ciò significa che qualcosa non è andato come desiderava? «Significa solamente che la squadra ha fatto il proprio dovere e anche molto di più. Per il resto preferisco non parlarne. Ci sarebbero troppe cose da dire e credo non sia questo il momento. Proprio stasera (giovedì 3 maggio per chi legge – ndr) è in programma la prima riunione del nuovo consiglio direttivo e mi auguro tutti facciano le cose per bene. Ecco, questa è la priorità, fare le cose solo per il bene dell’Amatori». Resta comunque amarezza nelle sue parole. E’ così? «Non è amarezza, è realismo. Sono felice di come la città abbia risposto ma non posso esserlo per altri fattori che mi auguravo potessero andare meglio. Ho fatto, con tante altre persone che lavorano bene per i colori gialloverdi, il massimo. Perciò sono a posto con me stesso, questa è la cosa più importante». Lei non è entrato nel nuovo consiglio direttivo. Una scelta personale? «Assolutamente si. Ho preferito fare un passo indietro per mille ragioni. Devo dedicarmi maggiormente alla mia attività e alla mia famiglia. E’ vero, ho fatto amare l’Amatori e l’hockey pista ai miei figli ma li ho anche trascurati troppo. Stessa sorte è toccata a mia moglie che è una persona splendida e a un certo punto mi ha detto che i ragazzi della squadra erano ormai diventati miei figli adottivi. E’ vero tutto ma ci sono delle priorità nella vita. Ho preferito diventare solo socio e non farmi eleggere nel consiglio. Ci sono persone che lavoreranno e cercheranno di fare il meglio per questa società».  

“Marzella e Torazzo da riconfermare”.

Cosa dovrebbe fare l’Amatori per diventare definitivamente una società all’avanguardia? «Alcune cose siamo riuscite a farle in questi mesi. L’elezione del nuovo consiglio direttivo è emblematico. Però c’è ancora molta strada da fare. Occorrerebbe mettere persone preparate in determinati ruoli, non pensare al proprio orticello ma al futuro di un gruppo, mettere mano al settore giovanile. Insomma, molte cose. Alcune, ripeto, sono state fatte, altre mi auguro vengano realizzate. Lo dico per il bene di questi colori». Passando al tema tecnico. Se lei fosse il presidente, oggi, come valuterebbe la posizione di Marzella e di Torazzo? «Non sono il presidente e mai lo sarò, per cui le mie sono valutazioni totalmente personali. Marzella ha fatto vedere quello che sa fare. Ha preso una squadra al penultimo posto ed è riuscito a portarla in A1. Credo non occorra aggiungere altro. Torazzo è il maggior conoscitore di hockey pista che esista in Italia e non lo dico solo per l’affetto che mi lega a lui. Credo che la risposta sia chiara». E sulla squadra? Cosa farebbe il Racioppi presidente? «Occorre ragionare con la testa e non con il cuore. Se mi facessi prendere dal sentimento questo gruppo sarebbe da riconfermare in blocco per la bontà, tecnica e umana, dei suoi elementi. Però la A1 è un pianeta diverso, per cui ci sarebbe bisogno di valutazioni a medio-lungo termine. Questo significa che alcuni giocatori sarebbero da acquistare per poter centrare una salvezza tranquilla».  

“Il mio futuro? La famiglia”.

Ultima domanda: se Lei, come ha detto, non farà mai il presidente dell’Amatori, cosa si è messo in testa di fare per questi colori? «Mi sono dimesso da Direttore Generale ma avevo promesso di chiudere la stagione al fianco della vecchia dirigenza. Ho mantenuto la parola data. Però il fatto di non aver voluto entrare nel nuovo consiglio direttivo è emblematico su quello che sarà il mio futuro nell’Amatori. Darò una mano esternamente, magari con il gruppo di sponsor che sono con me, ma nulla di più. Sono sempre stato un dirigente sportivo e continuerò a farlo. In queste settimane mi sono arrivate molte offerte da società di altri sport. Le sto valutando, mettendo sempre davanti a tutto la famiglia. Con l’Amatori ho preso tempo. Voglio valutare con estrema calma e con razionalità». 

“Grazie ai ragazzi, allo staff tecnico e alla città”.

L’intervista sarebbe terminata ma Racioppi ci tiene ad aggiungere ancora qualcosa. «Mi preme ringraziare la città, i tifosi, la squadra e lo staff tecnico per quello che hanno fatto in questa stagione. Un ringraziamento ancora più sentito lo faccio a quelle persone che mi sono state vicine sempre. Non sono molte, sono regali rari che la vita mi ha fatto e per questo sono ancora più felice di aver diviso con loro questo successo». In punta di piedi era entrato e in punta di piedi ha chiuso la porta, Alvise Racioppi. Ha fatto molto in questa stagione, probabilmente anche troppo. Meritava molto di più. Meriterebbe molto di più. Lui, comunque vadano le cose in futuro, esce a testa alta. Altissima….    (a.b.)   (04/05/18 – 01,37)

Andrea Borasio

Nato nel 1967 a Vercelli, ha collaborato con il bisettimanale "La Sesia", con il mensile "La Grinta", con il quotidiano "La Provincia" e, prima di essere Responsabile Editoriale di "Vercelli Notizie", con il settimanale "Notizia Oggi Vercelli" in qualità di redattore. E' stato anche addetto stampa di diverse società sportive vercellesi. Autore del libro "Le risaie in discesa - I vercellesi sugli sci".

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